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LOVELY NEWS: PROCIDA CAPITALE 

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All'imbrunire, quando si accendono le luci dentro la Chiesa di Santa Margherita e nelle case color pastello affacciate sul molo, il borgo di Corricella duplica la sua magia e prende le sembianze di un presepe napoletano. 

Sono molti i romanzi e i film ambientati a Procida. Dalla Graziella di Lamartine (la cui protagonista rivive oggi nel suo costume ottocentesco    celebrato da mostre e sfilate), a L'isola di Arturo  con il quale  Elsa Morante vinse il Premio Strega nel 1957 e da cui Damiano Damiani trasse l'omonimo film, sino a Il postino, nel quale Massimo Troisi fece la sua ultima, magistrale interpretazione. Oggi, le spiagge di sabbia nera dove l'attore napoletano conversava con Philippe Noiret sono paradiso estivo per le famiglie con bambini e le scale aggrappate al cielo che Arturo saliva a perdifiato conducono a dimore d'epoca trasformate in eleganti  Bed & Breakfast. L'architettura spontanea, fatta di curve morbide e colori pastello, scale rampanti e piccoli balconi coperti da volte ad arco, è tutta lì da ammirare. E nella Casa Merlata del porto vive ancora una instancabile signora che ricama ceste e ventagli quasi fossero pizzi d'altri tempi. Come scoprire queste insolite meraviglie? Molto semplicemente affidandosi a una guida turistica doc (altre informazioni cliccando le foto qui sopra).  

L'antico carcere borbonico. Qui, per buona parte del secolo scorso, i detenuti che scontavano la pena lavoravano alla produzione di tessuti in lino, mobilio e calzature. Una formula riabilitativa che rese il carcere di Procida un penitenziario modello. Dismesso da oltre 30 anni, oggi è meta di visite guidate, uniche nel loro genere, come quelle condotte dal dottor Giacomo Retaggio che fu per decenni il medico del penitenziario. Per saperne di più, utili i due suoi libri:  L'isola nell'isola. Una vita nel carcere di Procida  e Carcere di Procida tra memoria e sofferenza con foto di Luigi Lauro. 

Bustier e soprabiti ricamati d'oro. Gonne in broccato e camiciole in lino tessuto a mano. Si vestivano così, nel 1800, le ricche mogli degli armatori procidani. Tramandati gelosamente di madre in figlia, gli antichi  costumi sono arrivati ai giorni nostri in pochissimi esemplari. A dargli nuovo lustro, riportandoli agli onori della cronaca con mostre e libri, è stata la costumista Elisabetta Montaldo con la collaborazione di Lena Costagliola Di Polidoro che ha restaurato con maestra alcuni preziosi manufatti.

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